Oltre al già ricordato tumultuoso progresso della meccanizzazione, questa drastica diminuzione è anche dovuta al progressivo abbandono delle campagne; sono sempre meno i soggetti disposti a fare l’agricoltore, con un ricambio generazionale sempre più problematico, anche perché il lavoro agricolo è sostanzialmente stagionale, e in molti casi non può assicurare una soddisfacente stabilità economica.
In un quadro simile, occorre per i prossimi decenni un aiuto sempre più importante dalla tecnologia: da questo punto di vista, la cosiddetta “robotica agricola” si sta rivelando da qualche tempo estremamente promettente, soprattutto in quelle colture, come il vigneto per la produzione di uva da vino, dove il valore aggiunto del prodotto è significativo, consentendo investimenti di una certa entità.
I ROBOT PROTAGONISTI ASSOLUTI DELLA FUTURA AGRICOLTURA 5.0
L’attuale “agricoltura 4.0” si evolverà quindi in 5.0, con una presenza sempre più assidua di robot, che costituiranno ancora, come peraltro già si intravedendo, un elemento fondamentale dell’attività lavorativa. Si tratterà però di mezzi ancora più sofisticati e con mansioni circoscritte, e soprattutto non andranno a sostituire il lavoro umano. I nuovi robot saranno infatti macchine collaborative, programmate per interagire con gli esseri umani in spazi di lavoro condivisi. Ai robot spetterebbero quindi le attività maggiormente sgradevoli, quelle identificabili in inglese con le «3D»: dull, dirty and dangerous, cioè ripetitivo, sporco e pericoloso.
MOLTEPLICI FUNZIONI
Il contributo che i robot possono offrire in agricoltura, e in particolare in viticoltura, si può sostanzialmente classificare in due tipi di intervento, passivo e attivo. In altre parole, alcuni robot si limitano a rilevare i più vari parametri, di natura meteorologica, ambientale, e dello stato della coltura e, se del caso, del terreno, mentre altri, più evoluti, oltre a ciò eseguono in totale autonomia una o più lavorazioni, sostituendo quindi la macchina tradizionale e il suo conducente.
Nel vigneto, senza dubbio le operazioni sulle quali al momento si osserva la maggior attenzione sono il diserbo meccanico sottofila e, in misura minore, lo sfalcio del cotico erboso nell’interfilare, ma ci sono modelli che effettuano anche trattamenti fitosanitari specifici, la semina (per esempio di un sovescio), la concimazione minerale, ecc. Sembra esclusa, almeno al momento, la lavorazione del suolo, per l’elevata richiesta energetica e di trazione che comporta, che non è compatibile con l’autonomia operativa degli attuali robot, e la raccolta dell’uva, anche se qualche tentativo in tal senso si sta rivelando promettente.
SENSORISTICA DI VARIO TIPO
Anche se in un’ottica futura orientati sistematicamente al machine learning e dotati di funzioni sempre più sofisticate di Intelligenza Artificiale, i robot agricoli sono comunque macchine, e devono pertanto essere equipaggiati da una numerosa serie di sensori, interni ed esterni, finalizzati alla miglior efficienza ed efficacia lavorativa e soprattutto al massimo livello di sicurezza operativa.
In generale, i sensori installati sui robot possono essere di natura meccanica, chimica o elettrica, e consentono alla macchina di rispondere all’ambiente circostante in modo flessibile, monitorando il loro stato di funzionamento e quello dell’ambiente circostante, inviando segnali elettronici ai controller. Di fatto, i robot hanno bisogno di conoscere la posizione e il movimento della loro struttura, per monitorarne il comportamento.
SENSORI INTERNI ED ESTERNI
Da questo punto di vista, sono disponibili sensori interni, che si definiscono «ProprioCettivi» (PC) perché forniscono al robot valori interni al sistema robotico, come ad esempio l’angolo dei giunti di sterzo, la posizione della ruota, il livello di carica della batteria, ecc., e sensori esterni, ovvero «EsteroCettivi» (EC), poiché si occupano della conoscenza dello stato esterno, come le osservazioni dell’ambiente e dei suoi oggetti. Una diversa classificazione dei medesimi sensori prevede elementi attivi (A), che funzionano emettendo radiazioni, come un ad esempio radar, oppure passivi (P), cioè che ottengono passivamente energia, come una videocamera.
Probabilmente anche per l’elevato valore aggiunto delle sue produzioni, la viticoltura risulta essere notevolmente coinvolta in questa rivoluzione. La prima generazione di robot dedicati allo sfalcio dell’erba espressamente concepiti per il vigneto è realtà già da circa un decennio, con ottimi prodotti sul mercato.
Si tratta di realizzazioni relativamente “semplici” dal punto di vista dell’applicazione dell’intelligenza artificiale, poiché di fatto queste macchine si avvalgono dei sistemi di navigazione già messi a punto prima per gli aspirapolvere robot domestici e poi per quelli dedicati allo sfalcio dei giardini e dei parchi, realtà ormai assolutamente affermate dal punto vista commerciale.
(… Continua…)
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